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Un aperitivo solidale di benvenuti e, nello stesso tempo, di buon viaggio. Benvenuti nel mondo del progetto APQ “Voglio dire..” e buon viaggio per i ragazzi che si preparano il 14 giugno alla partenza verso la Tanzania. C’è stato questo ed altro in una serata dal sapore solidale e magica trascorsa in piazza Chiaramonte a Ragusa Ibla. Buona la partecipazione delle persone ed altissimo l’interesse dimostrato per l’artigianato africano, le foto del villaggio in Tanzania e per l’artigianato improvvisato dai ragazzi protagonisti del progetto. Un aperitivo per raccogliere fondi che verranno utilizzate come contributo di solidarietà per progetti di cooperazione e sviluppo che l’Associazione “Terre e popoli onlus” gestisce con le comunità locali della Tanzania. Il primo gruppo di ragazzi che hanno frequentato il corso di formazione avviato dal progetto “Voglio dire…” è pronto a partire verso la Tanzania il 14 giugno.

Altri giovani si dirigeranno in Africa in successivi 3 gruppi per un totale di 11 volontari che partono da Ragusa. Un numero record per la realtà iblea e che si spiega grazie alla formazione dei ragazzi curata dal progetto “Voglio dire...” “Il corso di formazione che abbiamo seguito – spiega Deisy Timpanaro, una delle corsiste - mi ha particolarmente stimolato e incuriosito. Credo che andare in Africa sia una esperienza unica sotto tutti i punti di vista. Non nego che un po’ di paura ci sia, ma una paura lecita, soprattutto per quanto riguarda l'aspetto comunicativo con la gente della comunità. Ma anche paura di me stessa, ovvero di come io possa reagire alla diversità. Ho una gran voglia di partire e invito tutti a fare questa esperienza almeno una volta nella vita”. “Posso dire che andare in Africa – aggiunge Peppe Carnemolla - significa ritrovare e scoprire me stesso. E’ una esperienza che offre la possibilità di aggiornare il proprio essere, di esser parte integrante di un progetto divino, di ampliare lo stato dello spirito e dell’essere cittadino del mondo. Avevo scelto l’Africa perché credevo fosse una terra con più bisogni. Adesso mi sono reso conto che ho scelto l’Africa per rendere la mia avventura più alta e più significativa”. “Il viaggio in Tanzania – spiega Valentina Distefano, tutor del progetto APQ - non è solo una attività di volontariato, ma un’esperienza interculturale in cui si apprende molto perché ci si butta in una cultura del tutto diversa dalla nostra. Chi parte vivrà esattamente come le popolazioni locali. Senza corrente elettrica, ad esempio, con un consumo consapevole delle risorse a disposizione. Vorrei chiarire che questo non sarà un viaggio da missionari o da persone tutelate da grandi organizzazioni non governative. Noi puntiamo all’abbattimento delle barriere attraverso un contatto diretto con la popolazione”. Emanuele Cassarino, antropologo dello sviluppo, è tra i docenti del corso di preparazione. “Grazie all’esperienza maturata dall’associazione Terre e popoli ed al lavoro del progetto Voglio dire, i ragazzi vivranno due settimane riducendo al massimo la distanza relazione e culturale in un contesto in cui quello che noi consideriamo l'altro è in realtà la maggioranza. In questa situazione lo straniero diventiamo noi. Ciò comporta conseguenze positive in termini di dialogo e per la creazione di un nuovo modello di sviluppo che parta dalle relazioni significative tra popoli e portatori di cultura per promuovere l'auto sviluppo e la conoscenza reciproca”