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“Non può esserci futuro senza che si sviluppi un senso di partecipazione e condivisione tra tutti i protagonisti della società. Dunque è solo l’economia sociale ed etica che può indirizzarci verso un modello alternativo di sviluppo che sia sostenibile e reale”. Non ha dubbi Aurelio Guccione, presidente del Consorzio “La Città solidale”, nell’aprire i lavori del primo seminario "Il ruolo dell'economia sociale nei processi occupazionali e di sviluppo sostenibile". Un appuntamento che ha richiamato nella sala convegni “Sacerdote Rollo” del centro direzionale della zona artigianale di Ragusa relatori di respiro nazionale e protagonisti del tessuto sociale regionale e provinciali. L’incontro, moderato da Giovanni Cosentini, vice sindaco di Ragusa, ha fornito numerosi spunti di riflessione. “Il ruolo dell’economia sociale nella lotta alle vecchie e nuove povertà” è il tema trattato da Domenico Leggio, direttore della Caritas di Ragusa. “Sono molto preoccupato – ha spiegato Leggio – perché le nuove povertà toccano sempre di più i giovani che perdono sempre più la fiducia nelle Istituzioni e nel loro stesso futuro.

Oggi la nostra società mette i giovani in panchina. In accordo con l’enciclica di Papa Benedetto XVI Caritas in veritate, ricordo l’agire economico non è da considerarsi come separato dall’agire etico e sociale. Se il mercato non è orientato al bene comune si rischia di sprofondare. Solo una forma di economia diversa potrà dare risposte alle nuove ed alle vecchie generazioni. Parlare di economia sociale vuol dire non pensare più a forme di assistenzialismo per i poveri, ma creare reti territoriali che integrino risorse e capacità di ognuno”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche la riflessione di Luciano Venturi di Confcooperative. “In questa situazione di incertezza – spiega - siamo chiamati a riadattare il nostro stile di vita quotidiano in una visione molto ristretta del futuro. In questo panorama non sempre le cooperative siciliane appaiono coscienti del loro ruolo. Eppure, puntando sul lavoro dei soci e non sulla ridistribuzione degli utili, le cooperative rappresentano un modello economico alternativo e valido. Il funerale del comunismo si è celebrato con la caduta del muro di Berlino nel 1989. Oggi stiamo assistendo all’agonia del capitalismo. La forma economica delle aziende sociali e no profit appare la più in linea con i bisogni della società di oggi a patto che riescano a sganciarsi esse stessa da logiche di clientelismo e puntino a rivolgersi anche al mercato dei privati”. Il punto di partenza della riflessione prodotta da Claudia Fiaschi, Presidente del Consorzio nazionale “Gino Mattarelli” è dato dalla parola “incertezza”. “Oggi – conferma – nessuno è in grado di sapere o prevedere cosa accadrà a livello economico tra una settimana. La crisi, però, rappresenta un momento di discontinuità rispetto ai modelli del passato e le soluzioni non potranno che essere di rottura rispetto a schemi che oggi mostrano tutti i loro limiti. Due sono le priorità da affrontare. Da un lato la questione giovanile in un Paese come l’Italia che ha smesso di fare figlie e che non riesce a dare lavoro ai giovani. Dall’altro lato c’è un impoverimento crescente del ceto medio. Oggi si è rotto quell’equilibrio dato dal welfare che riusciva a tenere in piedi uno Stato”. In un momento in cui l’Italia riesce solo a distribuire povertà e non ricchezza ed in cui l’indigenza genera solo ulteriori disagi economici e sociali, sono due le sfide da affrontare. “Non abbiamo modelli calati dall’alto – conferma Claudia Fiaschi - ma dobbiamo cercare di offrire, tramite le nostre imprese sociali, servizi di qualità a prezzi sostenibili. Penso alla sanità ed all’istruzione. Dobbiamo, infine, rimettere in moto il talento femminile al lavoro garantendo, al contempo, la generatività futura”. Paolo Venturi, direttore del centro studi e ricerche Aiccon interviene sul tema “Il valore aggiunto dell’Economia Sociale”. “Le organizzazioni dell’economia sociale – sottolinea - si caratterizzano per la capacità di intervenire positivamente su tali criticità, tramite la capacità di produrre beni relazionali e di generare capitale sociale, cioè di far crescere le reti sociali, la fiducia e il senso di appartenenza. L'impresa sociale deve tenere conto della sua capacità di produrre beni relazionali, ovvero quei beni la cui utilità per il soggetto che lo consuma dipende, oltre che dalle sue caratteristiche intrinseche ed oggettive, dalle modalità di fruizione con altri soggetti”. Nel pomeriggio si terranno i due tavoli tematici “Processi e metodologia per l’inclusione sociale e lavorativa delle fasce svantaggiate” e “Giovani e occupazione tra legalità e multiculturalità”. Si tiene domani mattina, infine, a partire dalle ore 9.30 il Forum istituzionale “L’impresa sociale in Europa”. L’iniziativa è organizzata in collaborazione con Europe Direct del Comune di Ragusa, CGM, Confcooperative, la Provincia di Ragusa e la Diocesi di Ragusa