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“Sprigioniamo sapori”, iniziativa imprenditoriale avviata dal Consorzio “La Città Solidale” all’interno del Carcere di contrada Pendente, ha provveduto nei giorni scorsi ad un servizio di pasti caldi offerti agli indigenti che manifestano da settimane in piazza Poste.

Nel merito di questa iniziativa si sono dette e scritte molte parole. Soprattutto quando, ultimato il periodo di questa generosa offerta, è apparso in corso Italia un cartello con su scritto “Da oggi ci hanno privato anche del cibo”.

“A questo punto – interviene Aurelio Guccione, presidente del Consorzio “La Città Solidale” – riteniamo opportuno chiarire la nostra posizione. La nostra iniziativa, non istituzionale, era ispirata all’assoluta gratuità, in un’ottica di intervento di emergenza a sostegno di persone bisognose. Un gesto che, fin dal principio, era inteso come limitato nel tempo. Non è possibile, infatti, scambiare un gesto di favore come un diritto acquisito per sempre. Abbiamo interrotto la distribuzione dei pasti perché il nostro budget di impresa non ci permetteva di proseguire.

Riteniamo, inoltre, che un conto sia tamponare un’emergenza, ma ben altra cosa sia programmare il futuro dei servizi sociali. Siamo vicini sempre agli indigenti, ma riteniamo che il nostro compito adesso sia contribuire a risolvere il loro problema inquadrandolo in un’ottica di sistema”.

Su quest’ultimo punto, “La Città solidale” conferma la propria disponibilità al Commissario straordinario del Comune di Ragusa per pensare una riforma dei servizi sociali.

“Abbiamo stabilito una linea di azione con il Commissario – conferma il presidente del Consorzio – e, da questo punto di vista, l’emergenza potrebbe dirsi finita. Noi porteremo sul tavolo della dottoressa Margherita Rizza le proposte che stiamo elaborando.  Proposte che includono anche l’urgente bisogno dei manifestanti”.

Vicinanza che Guccione ribadisce con chiarezza, ma con le dovute analisi critiche.

 “Sono d’accordo con i manifestanti – spiega – quando dicono che il lavoro è un diritto. Ma è un diritto per tutti e non solo per chi, magari spinto dalla disperazione, protesta in piazza. Ricordo per maggiore chiarezza, inoltre, che non esiste la figura professionale del sussidiato. Detto questo, gli operatori sociali, istituzionali e del mondo della cooperazione, devono pensare necessariamente in un’ottica più ampia ed improntata all’equità. Si parla spesso sulle pagine di stampa dei manifestanti, gradirei si parlasse anche dei tanti, e sono davvero la stragrande maggioranza, che in silenzio affrontano situazioni di disagio e povertà che non è facile neppure immaginare. Operiamo tutti nel rispetto dell’azione dei manifestanti e dei loro bisogni, ma se vogliamo essere seri dobbiamo parlare e lavorare nell’interesse dei tanti i poveri ed indigenti di Ragusa”. 

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